venerdì 27 marzo 2015

LA FOTOGRAFIA E LA REALTA'

Ogni passione,ogni amore,ogni elemento creativo che lasciamo entrare nella nostra vita deve,a parer mio,avere uno scopo di crescita interiore;in realtà sono convinto che questo è lo scopo in ogni caso,che noi ce ne rendiamo conto o meno.La nostra consapevolezza rispetto a questa cosa ci rende solo più o meno pragmatici e nulla più.
Per dirla in parole più semplici,tutto è un mezzo,anche la fotografia.

Credo fermamente che uno smette di fotografare quando diventa fotografo.
Non prendetemi alla lettera,non è il mio scopo,intendo solo dire che quando il sentirsi fotografo supera l'atto del fotografare l'ego prende il posto della creatività e spesso ci si rifugia in una fotografia tecnica che nulla mostra di nuovo al mondo e sopratutto a noi stessi.
Quando si parla di "fotografare la realtà" dovremmo metterci d'accordo quantomeno su quale sia il nostro concetto di realtà.
La presunta oggettività che alcuni fotografi dicono di avere rispetto alla realtà che riproducono in immagini fotografiche,secondo me,è poco più di un malinteso.
Cosa significa reale? Quello che vedono gli occhi?
E cosa vedono gli occhi?
Lo spettro visibile all'occhio umano è una misura microscopica rispetto allo spettro  esistente,e credo che lo spettro esistente sia ben oltre quello che noi abbiamo percepito e scoperto fino ad ora.Noi chiamiamo realtà un granello di polvere nel cosmo,ne fotografiamo un miliardesimo di porzione e crediamo di descrivere la realtà oggettiva.
Credo che quella porzione di realtà può diventare reale solo se passa veramente per noi,per il nostro essere.Se noi troviamo il nostro essere nella nostra immagine,allora avremmo fotografato la realtà....ma non parliamo di oggettivo,ognuno ha il suo livello di coscienza e l'oggettivo si perde in questa misura.
L'oggettivo dell'umanità presente è di poco sopra a soglia del sonno;aspetterei tempi migliori per richiamare questo parametro.






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