La cosa più bella che mi ha donato la fotografia è stata la consapevolezza della luce.
Ho cominciato a guardare la luce come una madre divina che trasforma le cose,che si poggia sul mondo per donarle un senso un calore e una forma.
Le ore migliori sono l'alba e il tramonto perché noi apprezziamo meglio le cose quando iniziano o quando stanno per andarsene.Quella luce radente carezza il mondo con raggi dolci tinti di rosso e il mondo è in pace...nonostante le guerre che si fanno gli uomini,ogni tramonto riporta la pace.
Fotografia Esoterica
sabato 11 aprile 2015
venerdì 3 aprile 2015
LA FOTOGRAFIA E LA PAROLA
Credo che fosse un famoso fotografo che
disse una frase del genere:
Parlare di fotografia è come cantare
di ballo.
Credo che intendesse esprimere il
concetto in base al quale ogni linguaggio ha la sua specificità e in
parte sono in accordo con lui,la fotografia va diritta all'emozione
che non ha bisogno del linguaggio parlato o scritto anzi,quando si
tenta di spiegare un'emozione a parole spesso la si disidrata del suo
senso originario.
Certo che la parola è limitata
rispetto ad altri linguaggi e se fosse veramente utilizzata per
spiegare una fotografia allora avrebbe ragione il fotografo della
frase,ma io vedo il linguaggio della parola come una porta o
meglio,come un dito che indica una minuscola porta.
Mi è capitato di tanto in tanto di
dialogare con qualcuno di fotografia e non di rado le persone hanno
aperto il loro cuore a una immagine solo perché chi la spiegava lo
faceva con passione.Molte persone non avrebbero mai aperta quella
porta o la avrebbero aperta più tardi se qualcuno non gliela avesse
indicata.Oppure magari erano li in attesa che qualcuno gliela
indicasse.
Immaginate la parola in fotografia come
una poesia a una persona amata,certo che la poesia non descrive
l'amore ma lo indica con delicatezza...
Credo che bisogna saper
parlare di fotografia così come bisogna saper fotografare...ci vuole
sensibilità,amore e passione...
mercoledì 1 aprile 2015
LA FOTOGRAFIA E I "GRANDI FOTOGRAFI"
Questa è l'immagine alla quale sono più legato:
un fotografo schiacciato tra cielo e mare e che guarda un'orizzonte lontano.
La mia idea di grandezza si trova in questo scatto.
La grandezza dell'infinito percepibile paragonato al piccolo occhio del fotografo che per un istante può fare parte dell'infinito,per un'istante può divenirne il centro ma solo per un'istante,subito dopo l'immagine smette di appartenere a lui,diventa altro e ha una vita a se.
Ognuno che se ne innamorerà ci vedrà una parte di se.
Non ho cominciato a fotografare affascinato dai "grandi fotografi",l'amore per la fotografia è penetrato in me lentamente e costantemente senza che me ne accorgessi un pò come fa l'olio sulla pelle,lo stesso olio che usano nei riti sacri per far penetrare nell'iniziato la sostanza sacralizzata.
Esagero? No,tutto è sacro se diviene profondo,e la fotografia è profonda in me.
Ho sempre avuto una certa allergia rispetto ai canoni di grandezza del mondo moderno,canoni fatti di mercato e di critica,dove il mercato sancisce la bravura di un'artista e un critico (a cose fatte) ne tesse le lodi.
La massa che per sua natura ha sempre descritto una quantità di poca qualità,all'improvviso sancisce la grandezza,basta che il prezzo sia giusto.
Se i grandi fotografi sono questi allora la mia attenzione sarà per sempre al microcosmo.
Con questo non voglio dire che non siano state fatte foto eccezionali dai "grandi fotografi",ma credo che negli archivi sconosciuti di tanti silenti fotografi esistano opere altrettanto belle se non migliori,col solo difetto di non essere stati acquistati da un numero consistente di persone...o magari di non essere mai state sul mercato.
E' strano veder come sia paradossale il fatto che le opere d'arte siano senza prezzo e che gli artisti siano tali solo se ne hanno uno alto...malattia virale dei tempi moderni che non mi convince.
Il mio consiglio è di osservare tutti,fotografi definiti grandi,fotografi definiti piccoli,immagini senza nome,perché l'immagine una volta scattata appartiene al mondo.
Non dico che non si debba vendere o comprare,sarebbe ipocrita,ma non è il prezzo a fare la grandezza perché la grandezza accade dentro quando ci innamoriamo di qualcosa o di qualcuno...a volte questo qualcosa è una fotografia.
Per me il fotografo sarà sempre quello di questa immagine...un pallino schiacciato tra i quattro elementi,che scruta l'orizzonte alla ricerca di se stesso.
un fotografo schiacciato tra cielo e mare e che guarda un'orizzonte lontano.
La mia idea di grandezza si trova in questo scatto.
La grandezza dell'infinito percepibile paragonato al piccolo occhio del fotografo che per un istante può fare parte dell'infinito,per un'istante può divenirne il centro ma solo per un'istante,subito dopo l'immagine smette di appartenere a lui,diventa altro e ha una vita a se.
Ognuno che se ne innamorerà ci vedrà una parte di se.
Non ho cominciato a fotografare affascinato dai "grandi fotografi",l'amore per la fotografia è penetrato in me lentamente e costantemente senza che me ne accorgessi un pò come fa l'olio sulla pelle,lo stesso olio che usano nei riti sacri per far penetrare nell'iniziato la sostanza sacralizzata.
Esagero? No,tutto è sacro se diviene profondo,e la fotografia è profonda in me.
Ho sempre avuto una certa allergia rispetto ai canoni di grandezza del mondo moderno,canoni fatti di mercato e di critica,dove il mercato sancisce la bravura di un'artista e un critico (a cose fatte) ne tesse le lodi.
La massa che per sua natura ha sempre descritto una quantità di poca qualità,all'improvviso sancisce la grandezza,basta che il prezzo sia giusto.
Se i grandi fotografi sono questi allora la mia attenzione sarà per sempre al microcosmo.
Con questo non voglio dire che non siano state fatte foto eccezionali dai "grandi fotografi",ma credo che negli archivi sconosciuti di tanti silenti fotografi esistano opere altrettanto belle se non migliori,col solo difetto di non essere stati acquistati da un numero consistente di persone...o magari di non essere mai state sul mercato.
E' strano veder come sia paradossale il fatto che le opere d'arte siano senza prezzo e che gli artisti siano tali solo se ne hanno uno alto...malattia virale dei tempi moderni che non mi convince.
Il mio consiglio è di osservare tutti,fotografi definiti grandi,fotografi definiti piccoli,immagini senza nome,perché l'immagine una volta scattata appartiene al mondo.
Non dico che non si debba vendere o comprare,sarebbe ipocrita,ma non è il prezzo a fare la grandezza perché la grandezza accade dentro quando ci innamoriamo di qualcosa o di qualcuno...a volte questo qualcosa è una fotografia.
Per me il fotografo sarà sempre quello di questa immagine...un pallino schiacciato tra i quattro elementi,che scruta l'orizzonte alla ricerca di se stesso.
lunedì 30 marzo 2015
IL RUMORE DI UNA FOTOGRAFIA
Certe immagini producono un rumore sordo,la stessa sensazione che puoi provare davanti al famoso quadro che urla.
Questo è un mondo dove la cultura dell'immagine non esiste quasi,ci sono i critici a parlarci dell'arte figurativa perché nessuno si prende più la briga di mettersi davanti a un quadro o a una fotografia per guardarla per alcuni minuti.Questa è la prima lezione che dovrebbe essere consegnata a chi si avvicina alla fotografia,datti il tempo di guardare!
Se osservate per qualche secondo questa fotografia comincerete ad ascoltare il fruscio di questo pezzo di plastica che si avvolge introno alla ringhiera,ne sentirete distintamente il rumore e potrete immaginarne il movimento...ma dovete aspettare che accada,lasciare che l'immagine arrivi a voi,dovrete permettere alla fotografia di fare parte di voi senza fuggire prima che accada.
Nella nostra cultura l'immagine è utilizzata come una baionetta che trafigge chi la guarda,la pubblicità e i media infilzano milioni di persone ogni giorno e la gente non sa più amare se stessa perché non sa amare un'immagine che parla di se.
Nell'età dell'immagine nessuno sa immaginare,nell'età dell'immagine nessuno sa guardare.
Osservate come questo pezzo di plastica rompa lo schema della ringhiera,è impigliato ma non ne fa parte.
Continuerà ad urlare la sua diversità fin quando ci sarà qualcuno a osservarne il rumore.
Questo è un mondo dove la cultura dell'immagine non esiste quasi,ci sono i critici a parlarci dell'arte figurativa perché nessuno si prende più la briga di mettersi davanti a un quadro o a una fotografia per guardarla per alcuni minuti.Questa è la prima lezione che dovrebbe essere consegnata a chi si avvicina alla fotografia,datti il tempo di guardare!
Se osservate per qualche secondo questa fotografia comincerete ad ascoltare il fruscio di questo pezzo di plastica che si avvolge introno alla ringhiera,ne sentirete distintamente il rumore e potrete immaginarne il movimento...ma dovete aspettare che accada,lasciare che l'immagine arrivi a voi,dovrete permettere alla fotografia di fare parte di voi senza fuggire prima che accada.
Nella nostra cultura l'immagine è utilizzata come una baionetta che trafigge chi la guarda,la pubblicità e i media infilzano milioni di persone ogni giorno e la gente non sa più amare se stessa perché non sa amare un'immagine che parla di se.
Nell'età dell'immagine nessuno sa immaginare,nell'età dell'immagine nessuno sa guardare.
Osservate come questo pezzo di plastica rompa lo schema della ringhiera,è impigliato ma non ne fa parte.
Continuerà ad urlare la sua diversità fin quando ci sarà qualcuno a osservarne il rumore.
sabato 28 marzo 2015
LA PRIGIONE
Normalmente chi ha la passione della fotografia ama anche passeggiare e osservare.Passeggiare e guardarsi intorno è il cibo primo della fotografia.Spesso questa attitudine all'osservazione nasce molto prima della passione per la fotografia,fino a sfociare nella malsana abitudine di vedere tutto attraverso il mirino della reflex,anche quando la reflex non c'è.
In una delle mie lunghe passeggiate spesso mi ritrovavo a costeggiare terreni o abitazioni recintate con quelle reti verdi a rombo,tipiche delle nostre parti.Spesso queste reti comprimono la vegetazione che funge da protezione alla proprietà e io rimanevo affascinato da tutte quelle piccole foglioline che spuntavano dalla rete.Mi sembrava in atto una vera e propria evasione verso il sole...la fuga delle piante dalla costrizione dell'uomo.
Normalmente cerco di distinguere le due cose,se vado a passeggiare lascio a casa la reflex per evitare di fermarmi ogni 5 minuti attratto da qualcosa possa trasformarsi in immagine fotografica.Diciamo che quando cammino e noto qualcosa di fotogenico tendo a ritornare il giorno dopo con la reflex al collo.
Questa immagine nasce da quelle mie osservazioni durante le lunghe passeggiate.Un'immagine semplice:questa spiga che sovrasta un filo spinato racconta una storia secondo me,una storia di libertà,di vita e di morte,di ciò che germoglia e ciò che appassisce.Il fatto che le sfumature ruggine appartengano anche alla spiga,a parere mio,creano quel legame tra la vita e la libertà che va comunque conquistata.
Molti potrebbero dirmi che è un viaggio tutto mio...Vi risponderei semplicemente:
Se questo viaggio non fosse tutto mio non potrebbe mai diventare anche vostro.
A presto
In una delle mie lunghe passeggiate spesso mi ritrovavo a costeggiare terreni o abitazioni recintate con quelle reti verdi a rombo,tipiche delle nostre parti.Spesso queste reti comprimono la vegetazione che funge da protezione alla proprietà e io rimanevo affascinato da tutte quelle piccole foglioline che spuntavano dalla rete.Mi sembrava in atto una vera e propria evasione verso il sole...la fuga delle piante dalla costrizione dell'uomo.
Normalmente cerco di distinguere le due cose,se vado a passeggiare lascio a casa la reflex per evitare di fermarmi ogni 5 minuti attratto da qualcosa possa trasformarsi in immagine fotografica.Diciamo che quando cammino e noto qualcosa di fotogenico tendo a ritornare il giorno dopo con la reflex al collo.
Questa immagine nasce da quelle mie osservazioni durante le lunghe passeggiate.Un'immagine semplice:questa spiga che sovrasta un filo spinato racconta una storia secondo me,una storia di libertà,di vita e di morte,di ciò che germoglia e ciò che appassisce.Il fatto che le sfumature ruggine appartengano anche alla spiga,a parere mio,creano quel legame tra la vita e la libertà che va comunque conquistata.
Molti potrebbero dirmi che è un viaggio tutto mio...Vi risponderei semplicemente:
Se questo viaggio non fosse tutto mio non potrebbe mai diventare anche vostro.
A presto
venerdì 27 marzo 2015
LA FOTOGRAFIA E LA REALTA'
Ogni passione,ogni amore,ogni elemento creativo che lasciamo entrare nella nostra vita deve,a parer mio,avere uno scopo di crescita interiore;in realtà sono convinto che questo è lo scopo in ogni caso,che noi ce ne rendiamo conto o meno.La nostra consapevolezza rispetto a questa cosa ci rende solo più o meno pragmatici e nulla più.
Per dirla in parole più semplici,tutto è un mezzo,anche la fotografia.
Credo fermamente che uno smette di fotografare quando diventa fotografo.
Non prendetemi alla lettera,non è il mio scopo,intendo solo dire che quando il sentirsi fotografo supera l'atto del fotografare l'ego prende il posto della creatività e spesso ci si rifugia in una fotografia tecnica che nulla mostra di nuovo al mondo e sopratutto a noi stessi.
Quando si parla di "fotografare la realtà" dovremmo metterci d'accordo quantomeno su quale sia il nostro concetto di realtà.
La presunta oggettività che alcuni fotografi dicono di avere rispetto alla realtà che riproducono in immagini fotografiche,secondo me,è poco più di un malinteso.
Cosa significa reale? Quello che vedono gli occhi?
E cosa vedono gli occhi?
Lo spettro visibile all'occhio umano è una misura microscopica rispetto allo spettro esistente,e credo che lo spettro esistente sia ben oltre quello che noi abbiamo percepito e scoperto fino ad ora.Noi chiamiamo realtà un granello di polvere nel cosmo,ne fotografiamo un miliardesimo di porzione e crediamo di descrivere la realtà oggettiva.
Credo che quella porzione di realtà può diventare reale solo se passa veramente per noi,per il nostro essere.Se noi troviamo il nostro essere nella nostra immagine,allora avremmo fotografato la realtà....ma non parliamo di oggettivo,ognuno ha il suo livello di coscienza e l'oggettivo si perde in questa misura.
L'oggettivo dell'umanità presente è di poco sopra a soglia del sonno;aspetterei tempi migliori per richiamare questo parametro.
Per dirla in parole più semplici,tutto è un mezzo,anche la fotografia.
Credo fermamente che uno smette di fotografare quando diventa fotografo.
Non prendetemi alla lettera,non è il mio scopo,intendo solo dire che quando il sentirsi fotografo supera l'atto del fotografare l'ego prende il posto della creatività e spesso ci si rifugia in una fotografia tecnica che nulla mostra di nuovo al mondo e sopratutto a noi stessi.
Quando si parla di "fotografare la realtà" dovremmo metterci d'accordo quantomeno su quale sia il nostro concetto di realtà.
La presunta oggettività che alcuni fotografi dicono di avere rispetto alla realtà che riproducono in immagini fotografiche,secondo me,è poco più di un malinteso.
Cosa significa reale? Quello che vedono gli occhi?
E cosa vedono gli occhi?
Lo spettro visibile all'occhio umano è una misura microscopica rispetto allo spettro esistente,e credo che lo spettro esistente sia ben oltre quello che noi abbiamo percepito e scoperto fino ad ora.Noi chiamiamo realtà un granello di polvere nel cosmo,ne fotografiamo un miliardesimo di porzione e crediamo di descrivere la realtà oggettiva.
Credo che quella porzione di realtà può diventare reale solo se passa veramente per noi,per il nostro essere.Se noi troviamo il nostro essere nella nostra immagine,allora avremmo fotografato la realtà....ma non parliamo di oggettivo,ognuno ha il suo livello di coscienza e l'oggettivo si perde in questa misura.
L'oggettivo dell'umanità presente è di poco sopra a soglia del sonno;aspetterei tempi migliori per richiamare questo parametro.
giovedì 26 marzo 2015
COSA SIGNIFICA "FOTOGRAFIA ESOTERICA"
Il termine Esoterico sta a indicare ciò che sta dentro.
La Fotografia Esoterica non è altro che la rappresentazione di noi stessi attraverso l'immagine fotografica.
Qualcuno potrebbe obbiettare che è sempre così,ogni volta che qualcuno fotografa parla del suo mondo interiore,ma non sempre è così.Molti fotografi hanno come obbiettivo quello di ritrarre la "realtà" davanti ai loro occhi,cercano l'oggettività di ciò che vedono,non ritagliano le immagini e le postproducono il meno possibile per essere in linea col loro "riportare la realtà".Altri fanno fotografia documentaristica per lasciare ai posteri ricordi di luoghi e abitudini.
La fotografia esoterica nasce da un'intento interiore,quello di utilizzare la fotografia come mezzo di conoscenza di se stessi attraverso una rappresentazione fotografica della realtà.
Molte volte,dopo aver scattato delle immagini,c'ho trovato dentro elementi che non avevo visto,significati che non avevo compreso,armonie che non mi ero accorto di aver colto.
La fotografia è uno specchio di quello che vediamo di noi,ma attraverso un mezzo come la fotocamera,che per sua natura opera attraverso parametri oggettivi,noi vediamo oggettivato il nostro soggettivo.
(Tony Miroballo)
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